sabato 25 aprile 2015

IL CANTIERE NAVALE DELLA FOCE

Luciano Balzarini e Severino Fossati

La spianata alla foce del Bisagno, pur di ampiezza limitata, costituiva una risorsa preziosa in una città costretta tra le colline ed il mare sua principale fonte di ricchezza. L’area compresa tra l’attuale via A. Cecchi e la corsia nord di corso Marconi, e tra via C. Morin e via F. Aprile, a pianta quadrata,  fino agli inizi degli anni ’30, era circoscritta da un muro che tra l’altro, racchiudeva il cantiere navale Odero. Quest’area ultimamente apparteneva al Comune di Genova, ma in passato, dal Basso Medioevo, appartenne alla Repubblica, che l’utilizzava per vari scopi: era piazza d’armi per l’addestramento delle milizie, era area destinata alla Quarantena, a lazzaretto in caso di epidemie, ed alla costruzione di navi su incarico del Magistrato delle galee.
La menzione storicamente documentata più antica della costruzione di navi alla Foce è del 1471. In quell' anno  i Padri del Comune fanno affiggere alla Porta d’Archi, presso il ponte di Santa Zita, nel Prato della Lana ed in altri luoghi, un proclama con cui si proibisce l’asportazione di legname, ferramenta e arnesi dall’Arsenale e dal Comun de Zenoa in la Foxe.

Nel quadro di Cristoforo de Grassi che rappresenta Genova, eseguito nel 1597, che copia un quadro allora esistente del Beccari, (che il Poleggi data al 1481) si vedono, da una prospettiva alta sul mare, le piane della foce del Bisagno su cui cavalieri e fanti si stanno esercitando. Sulla sponda sinistra si notano alcune linee difficilmente interpretabili, che molti attribuiscono alle ordinate dello scafo di un galeone in costruzione. Difficilmente si tratta di una costruzione navale, perché se quelle linee rappresentassero le ordinate dello scafo, dovrebbe potersi riconoscere anche la chiglia, che deve venir impostata prima delle ordinate stesse perché esse si appoggiano sopra di essa e ne seguono la forma.  


Quadro Grassi, 1597 (particolare)
Nel 1576 ad « Fucem Bisanuus », per Marco D'Oria, si costruivano “galeoni” e vi lavorava come maestro d'ascia certo Masino. Altre navi si mettevano sullo scalo negli anni fino al 1594.
In una altra veduta di Genova del 1599 sono annotate sul Lido del Bisagno dal torrente a Capo San Vito, le seguenti località: il Lazareto, e il terreno fra il Lazzaretto e la Chiesa di San Pietro, denominato «La Foxe », un arenile che veniva assegnato per la costruzione delle navi.


Si ha documentazione di una licenza concessa al capitano Gio Paolo Marabotto, nel 1646, per la costruzione di un vascello che doveva essere armato con quattro cannoni provenienti dalla Fiandra, ci avverte che si lavorava alla Foce del Bisagno presso la Chiesa di San Pietro. Le indicazioni del sito dove si lavorava, oltre che dal documento citato, viene meglio spiegata dall'esatta indicazione topografica che risulta da un documento cartografico.






Baratta 1637


Non vanno dimenticate nella storia dei cantieri genovesi le manifatture che preparavano i materiali per i carpentieri e i maestri d'ascia. Erano le piccole industrie sparse nei paesi e nelle vallate vicino a Genova. Già nel 1454 si raccomanda, alle fabbriche di chiodi, la produzione degli stessi nella misura prescritta, al fine di non intralciare il lavoro delle maestranze navali e non mancavano nel sec. XV i fabbricanti di sartiame, e di coloro che provvedevano alberi per le navi e legno per il fasciame.
Nel 1467, sull'area della Foce esistevano le rovine di un  edificio che era stato adibito ad ospedale per gli appestati e per le malattie contagiose,  in quell'area furono costruiti gli scali e le officine di un cantiere navale e contemporaneamente in un fabbricato adiacente, ricostruito e allestito un lazzaretto, costituendo così un unico grande edificio.
Il fabbricato, nei primi anni del secolo XVI, veniva ampliato per ordine della Repubblica di Genova e per la munificenza di Ettore Vernazza e di Paolo Spinola. 
Foce Lazareto 1748  Carta rilevata da Matteo Vinzoni

Nel 1576, in seguilo al numero davvero impressionante di ammalati, nella città e nel limitrofo contado, subiva un nuovo ingrandimento sui disegni dell'architetto Giovanni Ponsello, coll'opera di Giorgio degli Agostoni e di Rocco Pellione senior, lombardi.



Il Lazzaretto in un quadro del 1830 (ca.) in cui si vede lo scarico
dell'Aqualonga che lo attraversa
Il cantiere navale della Foce e il Lazzaretto, colle altre proprietà dello Stato, passarono sotto il controllo della Repubblica democratica ligure, quando questa, il 4 giugno 1797, si sostituì all'aristocratica Repubblica di Genova, che era sorta nel 1528 per opera di Andrea Doria.
Negli anni intercorsi risultano, dai scarsi documenti pervenutici, varie costruzioni navali effettuate nel cantiere della Foce:

l     1546 nave di caratteristiche ignote
l     1576 galeone per Marco D’Oria
l     1594 altra nave
l     1599 ca. galeone costruito per capitano Gio Maria Torre
l     1646 vascello per capitano Gio Paolo Marabotto, armato con 4 cannoni
l     1666 vascello  con cannoni per scorta ai convogli
l     1750 ca. vengono costruiti tra il cantiere della Foce e quello di  Sampierdarena un vascello da 70 cannoni, (lungo 41.58 metri), uno o due da 64 cannoni, una fregata  da 36 cannoni

Non possediamo raffigurazioni pittoriche di queste navi che verosimilmente avevano  aspetti  simili a queste:

Fregata
 
Galeone
                     


                                              








           
Vascello
II Lazzaretto e il Cantiere servirono, nei 1797, in seguito alla guerra col Piemonte, per il concentramento dei prigionieri di guerra che arrecarono ai fabbricati e agli impianti seri danni, in particolar modo durante il blocco esercitato dalla flotta inglese al comando del vice ammiraglio Lord Keith nel 1800.
Subito dopo, essendo state accettate le proposte dei generali francesi Duphot e Lannes, comandanti militari di Genova e di Faipoult, ministro di Francia presso l'antica repubblica, l'edificio del Lazzaretto veniva unito alla sezione già in uso al cantiere, e vennero acquisiti alcuni orti confinanti, sulla cui area venne impiantata una fabbrica di cordami venendo a costituire  un grande cantiere ben strutturato in grado di  poter stare alla pari con quello di Tolone.
Inizia una era nuova per il Cantiere industrialmente evoluto, un periodo organizzato e ben documentato:


 Il periodo francese


L'attenzione di Napoleone per la zona della Foce s’era dichiarata subito. nel 1804 egli fece occupare dalla amministrazione della Marina francese tutto l’antico edificio del Lazzaretto,
e vi ampliò il cantiere navale Nel 1805, all’epoca della sua visita nella città recentemente annessa, egli si interessò assai del nuovo cantiere imperiale; lo ispezionò e ne restò favorevolmente impressionato.  
Malgrado Napoleone avesse preso la decisione nel 1808, di creare un nuovo porto militare alla Spezia, e di fare di Genova solo un porto commerciale, tale decisione non venne mai messa in atto del tutto.

In quest’epoca a Genova alla Foce, si lavorava a pieno regime per la Marina Imperiale. E’ appena sceso in mare il treponti Rivoli che Napoleone, in una sua lettera a Decrès, dichiara «très bien réussi». Sono sullo scalo un altro vascello, l’Agaménon, la fregata La Galatée, il brick Le Rénard; altre costruzioni sono in progetto.

.All'epoca il cantiere era un vasto spazio quadrangolare, corrispondente a un po’ meno della superficie occupata poi dal Cantiere Odero, Intorno correva un alto muro di cinta, con due garitte di guardia  agli angoli verso il mare. Fuori del muro, press’a poco dov’è adesso Piazza della Vittoria, si stendevano degli orti, dei jardins potagers, come dice  un funzionario napoleonico in una relazione pervenutaci, appartenenti ai Signori Da Passano: produttori, come tutti gli orti del Bisagno di  primizie da mandare sulla Piazza delle Erbe…
Nell’interno del recinto, i Francesi, nel 1804, avevano trovato il vasto edificio del Lazzaretto, consistente in un corpo di fabbrica con la fronte verso il mare, lungo circa duecento venti metri, da cui si staccavano tre ali dirette verso gli orti, una centrale più vasta, e due laterali; tutto a due piani.
Per trasformare il terreno del Lazzaretto in cantiere, i francesi avevano demolito due tratti del corpo frontale dell’edificio, e nelle brecce così risultanti avevano costruito due scali; il terzo lo avevano costruito all’estremità orientale, tra il moncone dell’edificio, e il muro di cinta.   Si erano però avuti così tre buoni scali, uno dei quali molto lungo; vi si potevano costruire fino a due “bricks” uno dietro l’altro.
Verso occidente, il corpo di fabbrica dell’antico Lazzaretto era rimasto intatto su una lunghezza di circa centoventi metri. Là, in fila, si stendevano le stanze anticamente destinate ad accogliere gli appestati; e là i francesi avevano adattato uffici, alloggi, magazzini, laboratori di forgia, di carpenteria, di falegnameria. La relazione pervenutaci trova che tutti questi adattamenti sono ben riusciti, all’infuori dei magazzini per il legname, che sono troppo piccoli. Vi stavano soltanto, al coperto, cinquecento metri cubi di legname lavorato più fine; per il legname grosso, bisognava depositarlo e lavorarlo all’aperto. Grosso inconveniente, che danneggiava il materiale, e rallentava la costruzione.
Nell’antica ala del Lazzaretto, al piano superiore, vi era poi sistemata, oltre agli alloggi di impiegati ed uffici, anche una prigione..
Nel cantiere infatti, i lavori più pesanti erano abitualmente eseguiti dai forzati, ed ogni cantiere, di solito, aveva il suo personale di pena. I forzati erano stati i primi inquilini fissi nel cantiere della Foce; vi erano stati fatti passare dalla Darsena, nel 1805, quando i francesi avevano iniziati i lavori. Il “bagno”, era , regolato da norme e da usi analoghi a quelli di Tolone, consisteva in due grandi androni lunghi una sessantina di metri e larghi una decina; era completo di locali per i guardiani. Vi potevano essere alloggiati fino a trecento condannati.. Nel 1810 questi forzati erano stati mandati tutti alla Spezia, per i nuovi lavori del porto.
Per quanto, nel 1810, vi fossero tre navi sullo scalo, pure le sorti dello stabilimento erano indecise; le preferenze del padrone per la Spezia facevano credere che un bel giorno tutte le costruzioni per la Marina Imperiale sarebbero state concentrate là. E la Camera di Commercio di Genova aveva già presentata la richiesta, di riavere libero l’antico edificio del Lazzaretto per riadibirlo, ancora, all’antico uso; quello di ospizio per i passeggeri delle navi in quarantena.
Le attività del cantiere negli anni del dominio francese dal 1800 al 1813 portarono alla marina imperiale numerose navi di riconosciuta qualità

NAVI COSTRUITE SOTTO  IL  GOVERNO  FRANCESE

l     1805 (16 febbraio) Endymion  Brigantino con 20 cannoni, prese parte alla presa di Algeri, sbarcò le truppe all' attacco dell forte di Mers-el Kebyr ed alla battaglia del Tago.

Endymion Brigantino
l  1805 La Pomone Fregata da 44 cannoni Il giorno 4 Luglio 1805 Napoleone in visita a Genova salì a bordo per visitarla mentre era in porto assieme ad altre navi francesi

  
La Pomone affronta due fregate inglesi nell'Adriatico il 29/11/1811
l     1805  Ciclope Brigantino da 16 cannoni, equipaggio di 120 uomini,. Una delle prime carene  foderate in rame

l     1806 (15 Agosto) Genois vascello di linea da 74 cannoni della classe Temeraire, caratterizzato da una immersione più contenuta in modo da poter essere ospitato nei porti più piccoli. Varato il giorno del genetliaco di Napoleone (15 Agosto). Fu una operazione difficile perché lo scalo era poco inclinato ed il varo avvenne in tre avanzamenti successivi, quello definitivo fu condotto dall'ing francese Forfait
La nave venne mandata in disarmo nel 1821

Genois vascello di linea
l     1806 (16 Luglio) Le Mercure  Brigantino con 16 cannoni da 18 libbre
il 22 febbraio 1812  nella battaglia di Pirano contro la nave inglese HMS Weasel dopo 45 minuti di scambio di colpi, improvvisamente  il Le Mercure esplose ed affondo uccidendo l'equipaggio meno tre marinai che vennero salvati dalla Weazel

La HMS Victorious colpisce la Rivoli mentre Le Mercure esplode (T. Luny)
l     1806 (20 Agosto) Adonis Brigantino armato come il precedente. Il maltempo impedì che fosse varato il 15 Agosto genetliaco dell’imperatore. Questi due brick erano sullo stesso scalo e quindi l’Adonis dovette percorrere i 200 piedi dello scalo libero. Si distinse in uno scontro con il vascello inglese  Kaint  da 80 cannoni presso capo S. Andrea di Portoferraio.

l     1807 (18 Agosto) La Danae  fregata da 74 cannoni, in occasione di questo varo, per decreto dell'Imperatore, la parrocchia di San Pietro venne trasferita nella chiesa di San Bernardo della Foce
Fregata  Danae con pavese

l     1808 (3 Maggio) Le Breslaw vascello da 74 cannoni, scende in mare con un varo esemplare dal punto di vista tecnico e spettacolare

l     1812 (23 Febbraio) Agamennon vascello da 74 cannoni. Succesivamente trasformato nel 1823 a Brest in fregata di I Classe chiamata Amphitrite. Demolito nel 1836


Agamennon saluta

l     1812 (3 Maggio)  La Galatea  fregata da 44 cannoni
Fregata e Vascello  Galatea e Scipione

l     1812 (3 Ottobre) La Driade  fregata da 44 cannoni

l     1813 (5 Settembre) Scipione vascello da 74 cannoni

l     1814 (1 Luglio) Le Brillant poi Genoa, vascello da 74 cannoni
Questa nave era sullo scalo quando, caduto Napoleone, arrivarono a Genova gli Inglesi, i quali la requisirono cambiandole il nome in Genoa. Il varo fu funestato da in incidente causato dalla rottura di un cavo in tensione che rompendosi uccise tre marinai e ne ferì gravemente 17. 


Il Regno di Sardegna

Nel 1813 la stella di Napoleone cominciò ad offuscarsi, la Santa alleanza conquistò Parigi, dopo alterne vicende in cui parve aver riconquistato il controllo il predominio fu definitivamente battuto s Waterloo ed esiliato a Sant'Elena.
Con la lunga guerra che aveva funestato il periodo, i traffici marittimi erano stati ridotti quasi annullati, ma si pensava che  una volta finita la guerra, i traffici avrebbero ripreso e che Genova avrebbe avuto  la necessità di un luogo per la quarantena delle merci e delle persone.
Ma col trattato di Vienna, Vittorio Emanuele I ottenne il dominio di Genova e della Liguria tutta, individuo immediatamente la necessità di dotarsi di una Marina efficiente per contrastare le scorrerie dei pirati barbareschi che dai porti di Algeri, Tripoli e Tunisi, depredavano il naviglio mercantile risalendo il Tirreno.
Amm. De Geneis
Venne messo a capo della marina l'Ammiraglio Giulio Andrea Des Geneis, abile ufficiale della marina sarda e ottimo amministratore. Des Geneis riuscì nella sua opera di organizzare la nuova marina.
.Per fornire adeguati quadri alla Marina, Des Geneys promosse l’istituzione della Regia Scuola di Marina, che dal 1816 curò la preparazione dei nuovi ufficiali, una delle radici sulle quali doveva innestarsi l’attuale Accademia Navale di Livorno.
Il cantiere della Foce, che aveva dovuto fermare le sue attività nel periodo di transizione, ricominciò a lavorare a pieno ritmo  per la nuova Marina Sarda ed i vari si susseguirono:




l     1816 (22 Novembre), Maria Teresa fregata da 60 cannoni. Armata il 3 Aprile 18, portava il nome della Regina. Nel 1830 partecipò all’azione contro il Bey di Tunisi che ostacolava la navigazione commerciale.

Maria Teresa Fregata
l    1816 (1 Dicembre) Tritone corvetta da 22 cannoni venne varata a 9 giorni di distanza dalla Maria Teresa
  
Corvetta Tritone

l     1817 (3 Giugno), Il Commercio di Genova, fregata da 60 cannoni come la Maria Teresa. Queste due fregate furono progettate dall’ing.Biga. Prese parte all’azione contro Tripoli sotto il comando del Capitano di Vascello Sivori assieme al Cristina al Tritone ed al Nereide . Venne costruita attraverso un prestito privato, organizzato dalla Camera di Commercio di Genova.
Fregata  Il Commercio di Genova
l     1818 (21 Novembre), Nereide brigantino da 14 cannoni. Progettato e costruito sotto la direzione del Cav. Biga, Il 6 Marzo 1819 entrò in servizio.

Brigantino Nereide
l     1819 (3 Giugno) Maria Cristina fregata da 38 cannoni. Tra il 28 ed il 29 Luglio 1826 il brigantino Nereide venne assalito dai pirati greci, ma fu salvato dalle barche della fregata La Maria Cristina e dal Tritone con i quali stava andando verso Odessa.

l     1827 (20 Luglio) Aurora corvetta. Completamente armata in Darsena, risultò di 600 tonnellate. Carena ricoperta di rame ed armamento velico a brigantino a palo (alberi di trinchetto e maestra a vele quadre e mezzana a vele auriche). L’armamento originario si componeva di venti cannoni in ferro a canna liscia da 24 libbre, disposti in batteria, e di quattro cannoni-obici da 60 libbre, anch’essi in ferro ed a canna liscia, collocati in coperta.Restò in servizio fino al 1865. Ebbe una attività assai intensa nel Mediterraneo  ed in Sud America.  Nell’agosto del 1835, durante un’epidemia di colera, il morbo si diffuse a bordo contagiando parte dell’equipaggio dell'Aurora, mentre questa era in navigazione da Genova a Cagliari al comando di Giorgio Mameli (la cui famiglia, compreso il figlio Goffredo, era a bordo dell'unità): grazie all’opera del medico di bordo dott. Montolivo, tutti i malati, all’arrivo della nave a Cagliari, erano ormai in via di guarigione. Ma i cagliaritani non vollero aver in alcun modo a che fare con l'equipaggio e solo sotto la minaccia delle armi acconsentirono a  rifornire la nave di viveri, acqua e medicinali,

La corvetta Aurora
l     1827 (5 Novembre) Beroldo fregata da 50 cannoni e 1400 tonnellate.Prese il nome da uno dei progenitori della casata dei Savoia. Giunse fino alla Svezia nelle sue missioni oltre il Mediterraneo.

Fregata Beroldo
l     1827 (13 Dicembre) Hautecombe poi rinominata Giorgio Des Geneys, fregata da 1400 tonnellate, l’unità aveva tre alberi a vele quadre e bompresso (armamento velico a nave) ed era armata con 48 bocche da fuoco, tutte a canna liscia (24 cannoni ad avancarica da 24 libbre, quattro da 60 libbre e venti carronate da 80 libbre), poi ridotte a 36 cannoni pesanti da 80 libbre[, era gemella del Beroldo, era stata disegnata dal Cav. Biga che mori prima di vederne il varo. Il primo nome era quello della Abbazia sul lago di Bourget in Savoia dove riposano i Conti e Duchi sabaudi; fu mutato per ordine di Carlo Alberto il 31 Luglio1831 nel nome dell’ammiraglio creatore della Marina sarda. Il 5 Febbraio 1834 vi si imbarcò Giuseppe Garibaldi come allievo, s’imbarcò sulla nave come marinaio semplice con il nome fittizio “Cleombroto”, per cercare di sollevare gli equipaggi contro i Savoia]. Il fallimento dell’insurrezione obbligò il patriota, condannato a morte in contumacia, a fuggire prima in Francia, quindi ad Odessa e da lì in Brasile. Venne trasformata in nave mercantile in quanto superata dalle pirofregate. Fu radiata nel 1869 dopo una lunga ed intensa navigazione nei mari del mondo sia come nave militare che civile.


Fregata Des Geneys ex Hautecombe
l     1828 (5 Novembre) Euridice corvetta da 20 cannoni tre alberi armata a nave. Nel dicembre 1833 fu imbarcato sulla nave, come marinaio e con il nome fittizio di «Cleombroto», Giuseppe Garibaldi, che, insieme all’amico Eduardo Mutru, cercò di propagandare la causa italiana, venendo però per questo sorvegliato e quindi trasferito sulla fregata Des Geneys in partenza per l’America, dalla quale disertò.
Nel 1836 partì da Genova il 4 Agosto. Il 20 era alla fonda a Gibilterra. Il 6 Settembre a  Santa Cruz de Tenerife (Canarie), il 19 Ottobre a Rio de Janeiro. Rimpatriò nel 1838 dopo vari servizi compresa l’esplorazione del Rio delle Amazzoni. Nel 1849 ne ebbe il comando il capitano di vascello di II classe Carlo Pellion di Persano, il futuro ammiraglio. Nel 1855 prese parte alla spedizione di Crimea.   Fu radiata nel Maggio 1869.
Corvetta Euridice

1829 (24 Giugno) Carlo Felice fregata da 64 cannoni. Progettata dal Sig. De Lève Trasporto le spoglie della Beata Maria Cristina di Savoia. Fu nave ammiraglia incaricata di incrociare davanti alle coste del Portogallo e del Marocco

Fregata  Carlo Felice
l     1829 (23 Ottobre) La Regina fregata da 60 cannoni. Nel 1838 partì per una spedizione che comprendeva la circumnavigazione del globo, ma nello Stretto di Magellano (probabilmente più a sud, al Capo Horn) una tempesta la danneggiò fortemente. Dovette tornare a Rio  per lavori e quindi rientrò  a Genova per essere demolita.
Fregata La Regina
l     1831 Staffetta, goletta  da 195 tonnellate, durante una missione nell'adriatico subi gravi avarie e causa del maltempo, nel passaggio alla Regia Marina venne radiata.

l     1837 (27 Luglio) Ichnusa (dal nome greco della Sardegna) avviso a ruote  da 450 tonnellate, apparato motore da 90 HP. L’armamento di Ichnusa ( e del gemello Gulnara) era piuttosto ridotto, limitandosi a quattro grossi cannoni ad avancarica, in ferro ed a canna liscia, da 200 mm (80 libbre piemontesi di palla). Nel 1861 l’armamento venne mutato in un cannone in ferro ed a canna liscia da 40 libbre e due cannoni-obici da 60 libbre, anch’essi in ferro ed a canna liscia. Fu la prima nave militare a vapore costruita su licenza del cantiere Blackwall nei cantieri nazionali,. Venne impiegata per il servizio postale ed ebbe parte rilevante nell'assicurare i collegamenti tra il governo e le navi della regia marina coinvolte nella spedizione dei Mille quindi come nave ausiliaria in Adriatico durante l'assedio a Trieste Fu radiata nel 1867.





l     1838 (4 Settembre) Aquila corvetta da 470 tonnellate con armamento velico a tre alberi a vele quadre e bompresso, era dotata di un apparato con motore 6 caldaie,3 motrici alternative e 3 eliche, potenza totale 2.620 HP. Armata con 24 cannoni francesi in ferro liscio da 18 libbre, che dal 1861 diventarono 18 con palla da 40 libbre . Nel 1840 vi si imbarcò come mozzo Nino Bixio a 17 anni, Il 19 Novembre 1850 tornò sullo scalo alla Foce per essere riparata e ammodernata e fu varata una seconda volta il 14 Gennaio 1852. Il 17 Marzo 1861 cambiò il nome, in Iride per differenziarla da una nave della ex marina borbonica  quindo entrambe passarono alla R. Marina Italiana. Fu radiata e demolita nel 1869
Iride ex Aquila
l     1840 (4 Maggio) San Michele fregata di I rango di 2500 tonnellate, tre alberi a vele quadre armata a nave. Armamento (1861):2 cannoni in ferro liscio da 80 libbre in batteria, 30 cannoni in ferro liscio da 40 libbre in batteria, 10 cannoni-obici in ferro liscio da 200 mm in coperta, 4 cannoni in bronzo liscio da 8 libbre su affusto da sbarco
Dopo gli interventi delle guerre di Indipendenza, nel 1869 venne trasformata a La Spezia in gru galleggiante  e radiata nel 1875.
Fregata San Michele

l     1840 (25 Maggio), Tripoli corvetta a ruote, Dislocamento a pieno carico: 800 Ton.
Lunghezza: 42,8  m. Larghezza: 8,2 m. Immersione: 3,1 m.
Apparato motore di produzione inglese Maudslay costituito da 2 caldaie con una  motrice alternativa ed una  elica, potenza 180 HP per una velocità velocità di 6 nodi
Armata con 1 pezzo da 160 mm. ad avancarica e 3 pezzi da 160 mm lisci.
Era un due alberi di cui uno a vele quadre ed uno a vele auriche. Dal 1871 fu impiegata come nave idrografica., Nel 1871 tornò sullo scalo per essere riparata,  nel 1872 fu nuovamente adibita al servizio idrografico. Fu radiata nel 1877.

l     1841 (Agosto) Eridano brigantino da 450 tonn. Lunghezza: 32,20  m Larghezza: 9,00 m, Immersione: 4,0 m. Armato con 16 pezzi da 80 mm. Non costituiva una classe, malgrado molto simile al  Colombo. Radiato nel 1868

l     1844 Colombo brigantino quasi gemello dell'Eridano .Colombo aveva due alberi armati a brigantino (trinchetto e maestra, a vele quadre) e dislocava 480 tonnellate, trenta in più rispetto al suo predecessore Eridano. Un’altra differenza consisteva nell’armamento: il Colombo disponeva infatti di 14 cannoni in ferro a canna liscia da 24 libbre e di due cannoni-obici, anch’essi in ferro ed a canna liscia, dello stesso calibro, mentre questi ultimi sull'Eridano erano di calibro inferiore (16 libbre) Nel 1849 si recò alla Maddalena, imbarcò Garibaldi con tre compagni che furono poi sbarcati a Gibilterra con l’ordine di recarsi in terre lontane utilizzando mille lire consegnategli dal comandante. Fu inviato in missione in America del sud e successivamente impiegato in Adriatico. Fu radiato nel 1867
Brigantino Colombo

l     1844 (18 Giugno) Malfatano pirocorvetta a due alberi con trinchetto armato a vele quadre e maestra a vele auriche, dislocamento a pieno carico: 800 Tonn.
Lunghezza: 45,1mt.,Larghezza: 7,4 mt. Immersione: 3,5 m.
Apparato motore Maudslay. costituito da 2 caldaie 1 motrice alternativa 1 elica Potenza: 160 HP Velocità10 nodi  Armata con 4 pezzi da 160 mm.
Venne adibita al servizio postale per poco tempo in quanto impiegata a due riprese in Adriatico, Il 5 Maggio 1860 ricevette l'ordine di intercettare ed impedire a Garibaldi di approdare in Sardegna con il Piemonte ed il Lombardo. Radiata nel 1870
Pirocorvetta Malfatano

l     1844 Daino brigantino da 600 Tonn, armato con  14 cannoni.  Nel 1864 fu utilizzata come nave scuola della marina mercantile di Genova. Radiata nel 1869, venne ceduta al collegio convitto Caracciolo di Napoli (marina mercantile).Tornata in servizio nel 1873 come pontone e poi fu assegnata come Nave scuola Officine Redenzione di Genova (Garaventa); fu poi sostituita in questo ruolo nel l903 dalla cannoniera Sebastiano Venier.
Brigantino Daino

l     1849 (5 Maggio) San Giovanni pirocorvetta 7800 tonnellate,apparato motore da 220 cavalli fornito da Le Contre (francese). Trasportò viveri e munizioni in Crimea nel 1855 e 1856. Nel 1862 fu applicata l’elica e allungato lo scafo nel porto di La Seyne (Francia).. Radiata nel 1875.
Pirocorvetta San Giovanni

1856 (1° Luglio)  Vittorio Emanuele pirofregata  .Costruita con scafo in legno con carena rivestita di rame, la nave aveva inizialmente un poderoso armamento di 77 cannoni, poi ridotti a 51 (16 cannoni lisci da 40 libbre, 14 cannoni-obici lisci da 20 libbre, 20 cannoni-obici lisci da 40 libbre ed un cannone lungo a canna liscia da 80 libbre).
L’apparato motore era fornito dalla ditta J.Penn di Greenwich fu montato nel 1858: tramite una elica raggiungeva la velocità di 9,3 nodi. Era dotata di eccellenti qualità nautiche.. Partecipò attivamente alle battaglie per la conquista delle piazzaforti borboniche e alle azioni della terza guerra di indipendenza. Concluse la sua lunga attività come nave scuola giungendo fino ad Annapolis.  Fu radiata ormai vetusta ed obsoleta nel 1896
Pirofregata Vittorio Emanuele
Pirofregata Vittorio Emanuele a la Spezia

l     1858 (26 Giugno) Luni rimorchiatore 93 tonnellate. Apparato motore fornito dall' adiacente Cantiere della Pila Orlando da 60 cavalli. Radiato nel1903.

l     1859 (11 Luglio) Maria Adelaide pirofregata.  Dislocamento a pieno carico: 3.543 t. Lunghezza: 74,35 m larghezza: 15,05m, Immersione: media  6,50 m.
Apparato motore inglese della ditta Penn da 2255 cavalli  costituito da 4 caldaie, 1 motrice alternativa, 1 elica. L'armamento, iniziale poi ammodernato, era composto da 10 cannoni in ferro rigato cerchiato da 160 mm; 22 cannoni-obici in ferro liscio da 200 mm;4 cannoni in bronzo liscio da 80 mm su affusto da sbarco
La velatura iniziale era composta da tre alberi a vele quadre armati a nave; dal 1867 venne modificata con tre alberi armati a brigantino a palo; trinchetto e maestra a vele quadre, mezzana a vele auriche, Le sue caratteristiche la rendevano la nave la più veloce non solo della flotta italiana ma anche delle flotte di altre marine europee, L’equipaggio aiutò la cittadinanza durante l’incendio di Lisbona. Fu nave ammiraglia per diversi anni, venne radiata nel 1900.
Pirofregata Maria Adelaide
Pirofregata Maria Adelaide a Napoli

       Il periodo della  Regia Marina


Luciano Balzarini


Nascita della Regia marina

Contemporaneamente alla spedizione di Garibaldi nel Regno delle due Sicilie, si sviluppavano gli avvenimenti che portarono ai referendum di annessione dei vari Stati italiani al Regno di Sardegna.
Infine il 17 novembre 1860 vengono unificate le Marine sarda, borbonica, toscana e pontificia e, il 17 marzo 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia da parte del Parlamento di Torino, nasce la Regia Marina.
L'appena nato regno d'Italia dispone di una flotta con un buon numero di legni a vela e a vapore, tuttavia l'Armata Navale, nome dato all'epoca nella Squadra navale, derivava dall'unione di più marine diverse fra loro: ciò ne limitava le possibilità e capacità operative.
Cavour elaborò un programma che prevedeva l'unificazione dei Ministeri di Marina di Napoli e di Sicilia, la riorganizzazione di tutto il personale, la costituzione di tre dipartimenti marittimi (Genova, Napoli, Ancona) e la costruzione, a La Spezia, di un moderno ed efficiente arsenale.
Viene varato un ampio programma di costruzione navale per rammodernare la flotta Le due fregate corazzate di 1^ classe, il Re d'Italia e il Re di Portogallo, sono commissionate negli Stati Uniti. Dai cantieri francesi vengono varate le fregate corazzate Ancona, Castelfidardo, Maria Pia e San Martino; le corvette corazzate Formidabile e Terribile; le cannoniere corazzate Palestro e Varese. In Gran Bretagna viene commissionato l'ariete-corazzato Affondatore, una delle prime navi a torri della storia navale.
Nuove unità sono impostate nei cantieri italiani: le fregate corazzate di 2^ classe Principe di Carignano, Messina, Roma, Venezia,

Nel cantiere della Foce vennero varate:

l     1860 (31 Marzo) Curtatone pirocannoniera da 263 Tonn, adottava un apparato motore della ditta Tulloch & Demne di Dumbarton Inghilterra, Prestò servizio come comandante su questa nave Simone Pacoret di Saint Bon che raggiunse in seguito i più alti gradi della gerarchia militare. Al comando del Saint Bon partecipò all'assedio di Gaeta, in quella occasione si distinse per valore Il Luogotenente Gio Batta Magnaghi che divenne un famoso Idrografo stimato in tutte le Marine Europee per la sua opera.

l     1860 (3 Novembre) Montebello pirocannoniera da 262 Tonn, costruzione in legno, apparato motore da 60 Hp, fornito dalla ditta inglese Penn. In due occasioni partecipò al salvataggio di navi che si trovavano in difficoltà a causa del mare grosso. Fu presente a Lissa in cui ebbe l'incarico di tagliare le comunicazioni telegrafiche fra Lissa e le altre isole dell'arcipelago. Dotata di cattive qualità nautiche fu radiata dopo pochi anni nel 1872.

l     1860  Vinzaglio , piro-cannoniera, dislocava 262 Tonn ed era munita di un motore della ditta inglese Penn di Greeenwich da 60 HP, prese parte all'assedio di Gaeta con le gemelle Confienza e Curtatone, durante un cannoneggiamento alla distanza ravvicinata di 200 m delle batterie della fortezza venne colpita due volte sotto la linea di galleggiamento e fu costretta a ritirarsi per non essere affondata.

l     1860 (11 Novembre)  Duca di Genova, pirofregata ad elica di I Rango, progettata dal Generale Ing Felice Mattei,  dislocante a pieno carico 3515 Tonn. Lunga: 71,9  m., Larga 15 m. Con una immersione di  6,5 m. Apparato motore costituito da 4 caldaie, 1 motrice alternativa azionante  l'  elica. Potenza: 2.134 HP per una velocità di 12 nodi
Velatura tre alberi a vele quadre armati a nave. Scafo in legno con carena rivestita in rame
Armata con 8 cannoni in ferro rigato cerchiato da 160 mm, 10 cannoni-obici in ferro liscio da 200 mm 32 cannoni lunghi in ferro liscio da 160 mm 4 cannoni in bronzo rigato da 80 mm su affusto da sbarco
Equipaggio costituito da 578 tra Ufficiali, Sottufficiali, sottocapi e comuni
Durante il varo toccò l'estremità del muro di cinta del cantiere ed un marinaio, ivi di guardia, rimase ferito dai detriti. A bordo di questa nave Garibaldi fu trasportato ferito da Aspromonte alla fortezza del Varignano in La Spezia

Per l'antico cantiere i  tempi stavano velocemente cambiando, l'arsenale militare della Spezia era in piena attività,  altri cantieri come Castellammare di Stabia,  Taranto, Venezia si ponevano come un'efficace alternativa nel campo delle costruzioni militari e lo Stato italiano cedette  l'attività alla Municipalità di Genova.
Il cantiere venne ampliato su parte dell’area dove in precedenza sorgeva un lazzaretto edificato nel XV secolo; con gli sviluppi della medicina, a metà dell’Ottocento le funzioni del lazzaretto furono trasferite al nuovo ospedale di Pammatone e l’edificio demolito per consentire l'ampliamento del cantiere che raggiunse un'estensione di circa 70.000 mq .
Il cantiere, di proprietà municipale, fu dato in gestione prima ai fratelli Wastermann, poi ai fratelli Orlando, siciliani trapiantati a Genova e Luigi Orlando, uno dei fratelli, venne nominato direttore del cantiere. Gli Orlando erano quattro fratelli originari della Sicilia, già proprietari di un'industria meccanica di Palermo, che per motivi politici avevano abbandonato la loro isola.


l     1862   Principe Umberto , pirofregata ad elica di primo rango, progettata dal Generale Mattei; lunga 71,9 m e larga 15,04 una immersione di 6,5 m, dislocamento a pieno carico di 3483 Tonn
Apparato motore costituito da 4 caldaie,1 motrice alternativa azionante l' elica della potenza di 2.134 HP per una velocità di 12 nodi.
Era dotata di una velatura su tre alberi a vele quadre armati a nave. Lo scafo era in legno con carena rivestita in rame
Era armata con 8 cannoni in ferro rigato cerchiato da 160 mm. 10 cannoni-obici in ferro liscio da 200 mm, 32 cannoni lunghi in ferro liscio da 160 mm, 4 cannoni in bronzo rigato da 80 mm su affusto da sbarco
L'equipaggio era costituito da 578 tra Ufficiali, Sottufficiali, sottocapi e comuni.

Al comando del Saint Bon,  con a bordo gli aspiranti ufficiali, per due volte rischiò di naufragare per le cattive condizioni del mare durante la traversata dell'Atlantico. Successivamente al comando Guglielmo Acton attraverso lo stretto di Magellano  e giunse fino al Perù dove liberò un mercantile italiano sequestrato dalla marina locale.Partecipò alla battaglia di Lissa ove salvò 116 naufraghi della affondata corazzata Re d'Italia

Principe Umberto Piro-Fregata
l     1863 (15 Settembre) la Principe di Carignano,  fregata corazzata di I rango; impostata nel 1861 su progetto del generale Mattei, costituiva una classe, di 4 unità, assieme alle gemelle Principe Umberto, Conte Verde e Messina. Fu la prima nave corazzata costruita in Italia                                                                
Dislocava a pieno carico: 4.086 Tonn. Era lunga 75,8 m,  larga 15,2 m. Con una immersione di 7,2 m. Apparato motore era costituito da 4 caldaie,1 motrice alternativa azionante un'elica. Con una potenza di 600 HP raggiungeva la velocità di 12 nodi
Corazzatura Verticale di 220 mm. Era armata con 18 pezzi da 60 mm.4 pezzi da 72 libbre.
L'equipaggio era costituito da 572 uomini.
Prese parte alla battaglia di Lissa ove venne gravemente danneggiata essendo stata colpita da numerosi proiettili austriaci. Negli anni successivi subì diverse conversioni finché non venne radiata nel 1875
Fregata Corazzata Principe di Carignano a Napoli
l     1864 ( 10 Agosto) Principessa Clotilde PiroCorvetta Dislocamento a pieno carico: 2.235 Tonn. Lunga 66,2  m., Larga 12,5 m. Con una immersione di 5,1 m.    L'apparato motore era costituito da 1 caldaia, 1 motrice alternativa azionante l'elica con potenza di 400 HP per una velocità di 9 nodi. Il combustibile era costituito da 130 Tonn. di carbone per una autonomia di 800 miglia a 9 nodi
L'armamento era costituito da 14 cannoni in ferro liscio da 160 mm in batteria, 10 cannoni in ferro rigato cerchiato da 160 mm in coperta, 4 pezzi da sbarco di piccolo calibro. L'equipaggio era di 345 uomini
Era una corvetta in legno con carena rivestita di rame. Scafo armato a nave con tre alberi a vele quadre,  robusta e di ottime qualità marine anche se stentava nelle andature di bolina. 
L'attività più significativa fu la sua partecipazione alla battaglia di Lissa, mentre negli anni 1868 - 1871 fu impegnata in una lunga campagna oceanica che, doppiando il Capo di Buona Speranza la portò in Estremo Oriente percorrendo oltre 60.000 miglia .  Visitò Singapore, Hong Kong Yokohama, Nagasaki, le Filippine ed il Borneo
Nel 1873, infine, fu dislocata a Cartagena durante l'insurrezione spagnola. Ebbe vita breve in quanto fu radiata nel 1875 dopo soli 9 anni di servizio
Principessa Clotilde Piro-Corvetta
Nel 1865 gli Orlando trasferirono a Livorno le loro attività. abbandonando la gestione del cantiere.

l     1865 (11 Aprile) Città di Napoli, trasporto, dislocamento 3359 Tonn dotato di motore della ditta inglese Maudslay & Field da 1719 Hp. Nel corso dei trent'anni di servizio effettuò numerosi salvataggi; soccorso al Washington che stava per finite sulla costa, salvataggio di 130 naufraghi dell'Affondatore colato a picco ad Ancona. Salvataggio della fregata Formidabile e della cannoniera Cariddi che nel porto di Napoli stavano per urtarsi causa la rottura degli ormeggi a seguito di un fortunale.
Soccorso alla Vittorio Emanuele traversata a seguito del cattivo tempo sempre a Napoli. Fu adibita a nave scuola, a trasporto di materiale in Africa. Chiuse la propria vita come deposito di siluri.

l      1865 (13 Dicembre) Roma, fregata corazzata  di I rango, progettata dall'Ing Giuseppe De Luca  Dislocante a pieno carico 6.250 Tonn. Lunga 79,6 m. Larga 17,5 m con una immersione di 7,6 m. L'apparato motore era costituito 6 caldaie, motrice alternativa azionante una sola elica con potenza di 3.670 HP per una velocità di 13 nodi
Imbarcava 580 Tonn. di carbone, per una autonomia 1.940 miglia a 10 nodi. Era dotata di velatura a due alberi a vele quadre ed uno a vele auriche
Corazzatura riportata su scafo in legno :Verticale: 150 mm. ridotto: 120 mm.
Armata con 17 pezzi (calibri vari).
Equipaggio di 550 uomini tra Ufficiali, Sottufficiali, sottocapi e comuni
Costituiva una classe di 2 unità, assieme alla gemella Venezia.
Ebbe una lunga vita con varie navigazioni entro e fuori il Mediterraneo,
Nel 1896 , a La Spezia ormai ridotta a nave deposito fu colpita da un fulmine che innescò un vasto incendio. Malgrado l'opera dei pompieri non fu possibile spegnerlo,  la nave venne rimorchiata in fiamme su un bassofondo: Per evitarne l'esplosione,  una carica esplosiva posta sotto la corazzatura ne provoco il semi affondamento; malgrado questo la parte ancora emersa continuò a bruciare per tre giorni finché la coperta non venne smantellata.
La bandiera, riccamente lavorata, salvata dall'incendio, venne usata per ricoprire il feretro di Umberto I.


La Corazzata Roma sui puntelli alla Foce
Roma  Fregata Corazzata
R.N. Corazzata Roma

l     1866 (13 Giugno) Voragine batteria galleggiante  corazzata, gemella della Guerriera costruita a Castellammare di Stabia,aveva un motore a vapore da 150 Hp disegnato e costruito dalle Officine della Società d'industrie Meccaniche di Napoli. Venne portata con la gemella a Venezia essendo state costruite nell'eventualità di un'attacco nella Laguna Veneta. Dopo soli nove anni di servizio venne radiata, essendo cessate le ragioni operative che l'avevano motivata.


Voragine Batteria Galleggiante Corazzata

l     1866 ( 24 Ottobre) Vedetta, piro-avviso. Costituisce una interessante ed importante evoluzione nella storia della cantieristica italiana, essendo stata la prima nave militare costruita in ferro. Segnala una importante evoluzione non solo nelle tecniche di progettazione e costruzione navali ma anche nel tessuto industriale circostante chiamato a fornire i nuovi materiali necessari. Aveva un dislocamento e pieno carico di 828 Tonn e l'apparato motore da 661 Hp era stato costruito dalla Gio. Ansaldo e C. di Sampierdarena
Oltre alla macchina a vapore,aveva un  armamento velico a brigantino a palo, che permetteva però una velocità molto modesta. Un altro rilevante problema era costituito dall’autonomia, non superiore a 1000 miglia. L’armamento, inizialmente composto da un solo cannone  a retrocarica da 75 mm, venne successivamente portato a 4 pezzi  da 120 mm a retrocarica, cui furono aggiunti in seguito anche 2 cannoncini da 37 mm e quattro pezzi dello stesso calibro a revolver.
Il Vedetta effettuò nel corso della sua lunga attività moltissime missioni arrivando in vari porti dell'Estremo Oriente (Malesia, Cina), Grecia Tunisia, ripetute missioni in Eritrea e molte altre che è impossibile sintetizzare .Il Vedetta fu radiato il 30 agosto 1903 a Napoli.
Sin da prima della radiazione, dal 10 novembre 1901, l'unità era stata trasformata in nave caserma dell’Arsenale di Venezia, ruolo che mantenne ancora per parecchi anni dopo la radiazione Successivamente la vecchia nave venne venduta all’Istituto di Redenzione Garaventa di Genova.

Vedetta piro-avviso

Vedetta alla fonda
.
l     1869 (21 gennaio) Venezia piro-corazzata con dislocamento a pieno carico di 6.250 Tonn. Apparteneva alla classe Roma.Lunga 79,6 m larga 17,5 m con una immersione: di 7,6 m.
Apparato motore costituito da 6 caldaie, 1 motrice alternativa azionante l'elica con una potenza di 3.670 HP per una velocità di 13 nodi
Il combustibile costituito da 580 Tonn. di carbone consentiva una autonomia di 1.940 miglia a 10 nodi La velatura era a due alberi a vele quadre ed uno a vele auriche per 2957 mq di superficie velica.La corazzatura riportata sul fasciame in legno aveva spessore in verticale di 150 mm in corrispondenza del ridotto di 120 mm.
Armata con 17 pezzi (calibri vari) disposti in modo moderno a batteria centrale, aveva un equipaggio di 550 tra Ufficiali, Sottufficiali, sottocapi e comuni
Operò in levante ed in Spagna. In Grecia Dopo altra attività varia,  venne inviata a rilevare l'area del mare di Taranto per la costruzione del locale arsenale. Prese parte alle operazioni contro l'Austria tagliando il cavo telegrafico sottomarino che assicurava le comunicazioni lesina Pola Trieste, Vienna, poco dopo prese parte alla battaglia di Lissa.

 La costruzione della Venezia alla Foce




La Velatura della Venezia



Venezia piro-corazzata



Un piemontese: Cravero

Il borgo della Foce veniva inglobato nel 1873 al comune di Genova, quando, con un regio decreto, il Comune di Genova si espandeva oltre il confine del Bisagno, inglobando, oltre alla Foce, i comuni di San Francesco d'Albaro, San Martino, Staglieno, Marassi e San Fruttuoso, e dando avvio ad un’espansione urbanistica che avrebbe radicalmente cambiato il volto di quei quartieri.
Un piemontese, Enrico Cravero, aveva scelto Genova come sua città di elezione, nel 1853 era entrato come operaio meccanico nello stabilimento G. Ansaldo & C. di Sampierdarena, passò due anni dopo in quello dei Fratelli Orlando che gestivano l'ex Arsenale Regio alla Foce.
Alla ricerca di miglior fortuna nel 1858, si recò prima in Svizzera e poi a Costantinopoli, ma poco dopo ritornò a lavorare come operaio dagli Orlando e nel 1859 divenne capo operaio. Nel 1865 gli Orlando chiusero il Cantiere della Foce ed andarono a gestire il Cantiere di Livorno e Cravero, con un socio aprì una piccola officina, assumendone la direzione prima tecnica poi anche amministrativa, nel 1874 l'officina contava 229 operai.

Nel 1879 Enrico Cravero chiuse l'opificio per assumere, nel 1880, in società con un gruppo di capitalisti, il Cantiere della Foce trasformando nel giro di pochi anni il vecchio Arsenale Regio in un moderno complesso industriale che arrivò ad impiegare oltre un migliaio di lavoratori Cravero specializzò il cantiere  nella costruzione di piccoli scafi:

l     Viterbo Betta a vapore dislocamento 470 ton, apparato motore di 75 Hp costruito dalla ditta Migliardi di Savona, la Betta ebbe sede di lavoro La Spezia e si distinse nel salvataggio di navi in grave difficoltà per tempo avverso.

l     Varie Torpediniere Bette Rimorchiatori

1886-87 varò nove rimorchiatori
1888 una agguerrita squadriglia di quattro torpediniere in ferro modello Schichau   Unità : 105S -128S - 133S -146S - 151S - 152S - 153S Le unità, classificate come torpediniere costiere di 2° classe, furono costruite, su licenza della ditta Schichau di Elbing (Germania)
Dislocamento ton 80 , per una lunghezza di m. 39 , larghe m. 4,80 e con una immersione di: m. 2,01
Dotate di 1 caldaia tipo locomotiva e una motrice alternativa verticale a duplice espansione da 1000 HP raggiungevano una velocità 19 nodi
Con 17 t carbone raggiungevano una autonomia di 300 miglia a 15 nodi
o 1.000 miglia a 10 nodi
Erano armate con 2 tubi lanciasiluri fissi successivamente modificati uno e uno brandeggiabile, 2 cannoni revolver Nordenfelt o Hotchkiss.
L'equipaggio era costituito da 17 tra Ufficiali, Sottufficiale e Comuni



Torpediniera tipo Schichau


Nel 1889 vennero varati quattro rimorchiatori e la cisterna Tino di 120 t di dislocamento cui 80 t di acqua dotata di un apparato motore di 80 Hp
Nel 1890 le torpediniere 116 117 118 e 119 S e la cisterna Mincio gemella della Tino
Nel 1891 vennero varate due bette

l     10 maggio 1892 venne varato (con qualche difficoltà nella discesa della imbarcazione) il  rimorchiatore d'alto mare Atlante di dislocamento 776 Tonn dotato di un motore da 1830 Hp

Atlante Rimorchiatore d'alto mare


l     1892 viene varata una altra squadriglia di torpediniere , sempre della classe Schichau  le 145, 146, 147 e 148
l     1893 vengono varati due rimorchiatori il 21 ed il 24
l     1894 il rimorchiatore 23 e la Betta numero cinque
l     1895 il rimorchiatore numero 22

il 5 aprile 1905 il commendator Enrico Cravero moriva, tra il compianto di tutti i genovesi, il Comune di Genova  dedicò a questa figura una strada del quartiere della Foce: l' unica strada non allineata rispetto alle altre in quanto segue l'antico percorso della strada fiancheggiante le mura che circondavano il cantiere.

La nuova gestione Odero

Il cantiere navale della foce passò la società N. Odero & C. Che possedeva un altro noto cantiere sulle spiagge di Sestri Ponente
La nuova società ricostruì completamente le officine e le dotò di macchinario modernissimo con macchine e gru elettrificate, rinnovò le officine del montaggio, della fonderia e la costruzione delle caldaie le lavorazioni del rame ed installò l'apparecchiatura ad aria compressa per la ribaditura e il calafataggio, l'impianto ad acetilene per la saldatura.
Il cantiere primi anni della sua esistenza occupava una superficie di 57.000 m quadri di cui quasi la metà coperti.

Dopo 13 anni dall'ultima discesa in mare riprendevano i vari della nuova gestione:

l     1899 Savoia (1883-1923) trasformazione in nave passeggeri  dell'ex panfilo reale Savoia . Originalmente costruito, su progetto dall’ispettore del Genio Navale Carlo Vigna, nel cantiere di Castellammare di Stabia il 23 giugno 1883 con la qualifica di Panfilo Reale, il Savoia  fu iscritto nel Registro del Naviglio della Reale Marina e classificato come Incrociatore Ausiliario di 2ª Classe.
Prua stellata, tre alberi, un fumaiolo, aveva un dislocamento di 3320 t ed era dotato di un apparato motore Ansaldo  a 3 cilindri orizzontali di 3340 Hp in grado di imprimerle una velocità di 15,2 nodi Lunga 93,8 m, larga: 12,78 m. con un'immersione di 5,85 m; l'autonomia era di 5.500 miglia a 12 nodi. L’armamento, dato il particolare impiego di nave reale e di nave sede di comando, era ridotto (due pezzi da 75 mm e sei da 57 mm).
Venne utilizzato per quattordici anni come nave di rappresentanza e da diporto per la famiglia reale italiana.
Restò in servizio operativo sino al 1897 per essere poi sostituito dal Trinacria.
Venduto alla Compagnia La Veloce di Genova, nel 1899 fu trasformato nel cantiere della Foce, in transatlantico per essere utilizzato sulle rotte del Sud America.
Furono ricostruiti gli interni ed i ponti, eliminato un albero ed allungata la ciminiera per ottenere miglior tiraggio.
Mantenendo lo stesso nome, fece molti viaggi per il Nord e Sud America, restando in servizio sino al 1923.

Il Panfilo Reale Savoia


Il  Panfilo Savoia a Napoli


Il Savoia piroscafo passeggeri

l     1898 CITTÁ DI TORINO - Nave  Passeggeri Costruita  alla Foce ,per la compagnia di navigazione La Veloce. Dislocamento 4.,041 Tonn,  lunga 104 m, larga 13m. Tre motori a vapore. Velocità di servizio 12 nodi. 1.536 passeggeri (40 in seconda classe e 1.496 in terza classe).Due alberi. Linea Genova, Palermo, Napoli, New York. La nave venne venduta a Sitmar Line, bandiera italiana, nel 1914 e cambiò il nome in Costantinopoli. In disuso dal 1933.
La nave fu utilizzata essenzialmente per trasportare gli emigranti italiani nella America del Nord e del Sud. Il numero dei passeggeri e la precarietà delle spartane sistemazioni rendevano il viaggio una durissima avventura. In tali condizioni, contrarre una malattia era frequente, e non mancavano i decessi, come rivela il diario di bordo del piroscafo “Città di Torino” del novembre 1905: «Fino ad oggi su 600 imbarcati ci sono stati 45 decessi dei quali: 20 per febbre tifoide, 10 per malattie broncopolmonari, 7 per morbillo, 5 per influenza, 3 per incidenti in coperta».
Al Galata  Museo si vede una ricostruzione del piroscafo ‘'Citta' di Torino'' e i visitatori si ‘'imbarcano'' passando attraverso una passerella di legno. La ricostruzione dell'interno dell'imbarcazione dà una chiara visione della vita di bordo: Il viaggio nell'interno della nave da emigrante finisce con lo sbarco nelle tre destinazioni principali dell'emigrazione italiana: l'Argentina degli anni tra il 1860 ed il 1880, il Brasile tra il 1880 e il 1892 e gli Stati Uniti con Ellis Island dal 1892 in poi.

 Il Piroscafo Città di Torino

l     1899 Jupiter  piroscafo mercantile varato  per conto della Società Commerciale Italiana di Navigazione dell’armatore Raggio di Genova. Lo scafo era lungo 104 metri e largo 14, stazzava 4048 ton
Era fornito di un motore di 282 cavalli. Velocità di crociera 10 nodi.
Nel 1901 mentre  trasportava lo zolfo delle miniere di Sicilia, incappava in un terribile fortunale che lascia la nave per quaranta giorni in balia delle onde. Dopo aver bruciato tutto il carbone combustibile, a motore ormai spento,  Il capitano Stefano Zennaro di Pellestrina autorizzò l'equipaggio a mettersi in salvo., Il capitano con il secondo ufficiale di macchina, Giuseppe Bacigalupi di Marola la Spezia rimasero sulla nave per mantenerne la proprietà a nome dell'armatore.
Due navi, l'inglese St Simon e la tedesca  Helvetia tentarono il rimorchio  ma il cavo in entrambi i casi  si spezzò, Infine dopo quasi due settimane alla deriva, la nave norvegese Juno riuscì a portare in salvo la nave e i due ufficiali. Al rientro Zennaro e Bacigalupi furono premiati dai Lloyds di Londra, assicuratori di nave e carico, con  una medaglia d’oro ed un premio in denaro. Anche l’armatore Raggio li premiò. Dopo i lavori di riparazione la nave riprese la navigazione.
Nel 1915 il Consiglio comunale decise l’acquisto del piroscafo “Jupiter” dalla Società anonima commerciale italiana di navigazione di Genova per il trasporto del carbone per conto dell’Officina del gas, costo lire 920.000. Il nome venne in seguito mutato in  Andrea Costa. Al 2 aprile 1916, il piroscafo aveva  trasportato 20.000 tonnellate di carbone in  quattro viaggi, recuperando gran parte del  costo di acquisto e diminuendo il prezzo del gas a Bologna.

Il Piroscafo da carico Jupiter



l     1899 Neptunus piroscafo mercantile varato nei cantieri della Foce di Genova  per conto della Società Commerciale Italiana di Navigazione. Gemello dello Jupiter.  Stazzava 4.048 tonnellate, lo scafo era lungo 103,70 metri e largo 13,71 aveva la prua verticale, due alberi, un fumaiolo. Era fornito di un motore di 2820 cavalli per  una Velocità di crociera  di10 nodi.
Venne affondato da un colpo di cannone di un sommergibile tedesco presso Capo Sant'Antonio nel  settembre 1916


l     1900 (Dicembre)  LUIGI CIAMPA piroscafo di proprietà della ditta F.S. Ciampa e Figli di Sorrento; lungo 104 m largo 14m , dislocamento 4004 Tonn, velocità 12 nodi

 
Luigi Ciampa piroscafo

l     1901 Ravenna piroscafo varato per conto della Compagnia Italia S.A. di Navigazione a Vapore, Genova.
Era lungo  110,7 m e largo  largo 13,25 m con un dislocamento di 4252 Tonn
Dotato di due  alberi ed un fumaiolo. Una motrice a triplice espansione da 2.500 HP, velocità 12 nodi. Sistemazione per 42 passeggeri in cabina, 1.250 per emigranti nella stiva. Equipaggio 70 persone.
Nel giugno 1901  salpò da Genova per il viaggio inaugurale con destinazione Montevideo e Buenos Aires. Dal gennaio al marzo 1903 venne noleggiata dalla tedesca Hamburg-Amerikanische Packetfahrt A.G. A aprile 1903, di ritorno da New York, al largo della costa africana perdette l'elica e fu rimorchiato a Gibilterra dal piroscafo britannico Calabria.
Quindi riprese le rotte per il Sud America: Rio de Janeiro e Santos.
Il piroscafo venne requisito quando scoppiò la guerra italo-turca del 1911  per il trasporto di uomini e rifornimenti tra Napoli e Tripoli.
Nel 1916 venne di nuovo requisito dall' Esercito per il trasporto truppe in Albania. L'unità prese il nome di Ravenna I. Riassunse il proprio nominativo quando riprese servizio civile nel 1917  
Il 4 aprile 1917  la nave ritornando a Genova da Buenos Aires. giunta a due miglia al largo di Capo Mele presso l'Isola Gallinara, avvistò un  sommergibile. Il comandante manovrò per evitare un siluro lanciato dal sommergibile tedesco U 52  comandato dal capitano. Hans Walter. Malgrado la manovra la nave venne colpita  a poppa. L'affondamento fu rapido, colò a picco alla posizione 44°00’N – 08°28’ a 90 m. di profondità.
Nonostante il rapido affondamento si ebbero solo sei vittime, tra cui un membro dell'equipaggio. Una parte dei naufraghi raggiunse la riva nuotando; altri vennero recuperati dai pescatori di Andora e di Albenga.
Al momento dell’affondamento il Ravenna aveva nelle stive un carico di lana greggia, sego, carbone, cavalli e macchine agricole.
Nel 1930 iniziarono i lavori per il recupero del carico, a cura dei palombari del Rostro della  ditta di recuperi subacquei Sorima che usarono esplosivi innescati elettricamente per aprire il relitto.

Il Piroscafo Ravenna

l     1901 Grille Rimorchiatore Dislocamento 112 Tonn Costruito per conto di una società tedesca, venne smantellato a Gibilterra nel 1949

l      1903 (25 maggio) Binh Thuan piroscafo da carico costruito per conto della società francese Compagnie de Cabotage des Mers de Chine, Lungo 75 m, largo 10,56 m, immersione 5 m, dislocamento 1799 Tonn, portata lorda 2200 ton, potenza della macchina 1050 Hp, velocità  10,65 nodi.  L'equipaggio di 23 uomini, sarà parzialmente sostituito ad Hong Kong da marinai della zona
Venne utilizzato per i trasporti tra il Vietnam e le altre nazioni dell'estremo oriente
Nel 1909 passa alla Compagnie de Navegation et de Commerce d´Extreme Orient.
Nel 1914 diventa giapponese e cambia compagnia e nome in HEIJUN MARU  ed infine nel1931 diventa cinese col nome HWEI KONG. Nel secondo conflitto mondiale, nel 1942, viene catturata e requisita dai giapponesi e chiamata Keiko Go
Dopo una lunga attività é stata smantellata nel 1950
Cargo Binh Thuan

l     1904 Miramar piroscafo passeggeri-cargo, costruito per l'omonima società spagnola, Lunga 82,2m larga 11m dotata di un motore a triplice espansione,dislocamento 1724 Tonn. Si areno il 9 Febbraio 1918 sulle Carino Rocks  presso Cadice mentre percorreva la rotta Gijon-Cadiz carica di carbone.


l     1905 Italia piroscafo, fu costruito  dal Cantiere della Foce per conto della Compagnia La Veloce di Genova.
Prua verticale, Dotato di due alberi, il piroscafo era stato originariamente progettato per avere una velatura con funzioni ausiliarie,  due fumaioli. Stazzava 5.018 tonnellate. Sviluppava una velocità 13 nodi.
Effettuò servizio nel trasporto di passeggeri e merci sulle linee del Nord America e dopo sulle rotte del Centro e Sud America.
La proprietà della nave cambiò numerose volte, e la compagnia venne coinvolta in uno scandalo per violazione delle norme sull'emigrazione
Nel 1915, qualche tempo dopo l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, l'Italia fu requisito dalla Regia Marina e trasformato in nave ospedale, con una capienza di 620 posti letto. L'Italia fu una delle poche navi ospedale italiane a rimanere in servizio per tutto il conflitto.
Con 80 missioni effettuate e 48.426 infermi trasportati, l’unità fu la seconda nave ospedale italiana del conflitto per missioni svolte (la prima fu l'Albaro, con 90 missioni) e la prima per numero complessivo di degenti trasportati. Venne derequisita nel 1919 
Il piroscafo, venduto nel 1923 alla  SITMAR,  venne  impiegato sulle rotte mediterranee verso l’Africa settentrionale. Nel 1931-1932 l'Italia passò alla Società anonima di Navigazione Lloyd Triestino, che lo impiego anche per effettuare numerosi viaggi in Mar Rosso, trasportando pellegrini musulmani diretti a La Mecca
Nel 1936 l'Italia venne utilizzato come trasporto truppe, compiendo vari viaggi in Africa Orientale durante la guerra d'Etiopia
Nel 1943 i tedeschi lo sequestrarono, infine venne affondato nel 1944 durante un bombardamento degli Alleati nel Porto Triestino. Nel dopoguerra venne recuperato e demolito.



Italia Nave Ospedale



Il Piroscafo Italia

l     1908 (3 Agosto) Re Vittorio nave passeggeri/cargo,costruita per la Società di Navigazione  Generale Italiana,  Lunga 145,3 m, larga 16,2 m, 2 motori a quadrupla espansione  per una velocità di 16 nodi. Dislocamento 7847 Tonn. Con la "Regina Elena" e "Re Vittorio" costituiva una classe denominata "Classe Regale"
Poteva imbarcare poco più di 1300 passeggeri. Le sistemazioni erano particolarmente curate e la nave poteva offrire cabine lussuose
Le tre navi della "Classe Regale" furono destinate alle rotte per il Sud America principalmente coprendo la linea Genova, Napoli, New York alternata alla linea Genova Sud America e furono le prime ad avere alloggi in grado di competere con la concorrenza tedesca ed inglese. Negli anni1916-17  fu requisita dal Governo e divenne nave  trasporto truppe. Nel 1918 venne ammodernata e riprese il suo servizio di linea verso l'Argentina.        
Nel 1929 venne demolita a Genova.



l     1909 (5 Maggio) Amalfi incrociatore corazzato. Dislocante a pieno carico 10.600 t. Lungo 140,5, largo 21,1 m con una immersione: 7,4 m
L'apparato motore era costituito da 22 caldaie, 2 motrici alternative
2 eliche per una potenza totale di 20.000 HP che consentiva una velocità di 23 nodi  1560 t di carbone e 70 t di nafta consentivano una autonomia di 2.672 miglia a 12 nodi. Corazzatura orizzontale: 51 mm, verticale: 200 mm, artiglierie: 160 mm, torrione:  180 mm.  Era armata con 4 pezzi da 254/45 mm, 8 pezzi da 190/45 mm,16 pezzi da 76/40 mm, 2 pezzi da 47 mm, 2 mitragliere,3 tubi lanciasiluri da 450 mm. L'equipaggio era costituito da 587 uomini.
Unità ben concepita e costruita, ma in breve superata dagli incrociatori da battaglia. Dopo la sua entrata in servizio espletò servizio di squadra, partecipò al conflitto italo-turco in Cirenaica, in Tripolitania e poi nel Mar Egeo appoggiando gli sbarchi e le occupazioni delle isole del Dodecanneso.
All'entrata in guerra dell'Italia nel 1915, fu trasferita a Venezia per appoggiare l'ala a mare delle truppe operanti in quell'area. Il 7 luglio 1915era  in mare per una missione esplorativa in forze nell'alto Adriatico. Fu silurata dal sommergibile tedesco UB.14 che operava con personale tedesco ma sotto bandiera austro-ungarica con il nome di U.26. La compartimentazione subacquea studiata per resistere alle più modeste armi dell'inizio del secolo, risultò inefficace per il siluro tipo G.125 da 450 mm, con carica di scoppio da 140 Kg, lanciato dal sommergibile. La nave affondò in pochi minuti perdendo 67 uomini dell'equipaggio.

L'incrociatore Amalfi in navigazione


Incrociatore Amalfi

l     1910 Città di Siracusa, l’unità faceva parte di una serie di quattro veloci piroscafi passeggeri ordinati dalle Ferrovie dello Stato . Era stato previsto nel progetto, in ragione della velocità raggiungibile di 20 nodi, di utilizzarle come incrociatori ausiliari aggiungendo i necessari armamenti. Dislocamento 3650 t., Lunga 110,79 m, larga: 12,83, pescaggio: 5,7 m. Apparato motore costituito da 2 Motori a tripla espansione,
10 caldaie, 2 eliche per una potenza di 12.000 cv
Nel 11-12 la nave, requisita ed armata con 2 cannoni da 120/45 mm,  venne usata nella guerra italo-Turca e  fu inviato a pattugliare le coste egiziane. Quindi fu di pattuglia lungo la costa libica partecipò al bombardamento di Zuara Successivamente prese parte al convoglio che porto a Rodi gli 8000 uomini delle truppe di occupazione italiane
Dopo la fine della guerra il Città di Siracusa tornò al servizio di nave passeggeri.
Poco prima del primo conflitto mondiale il Città di Siracusa fu nuovamente requisito, armato con due cannoni da 120/40 mm e 6 da 76/40mm
L’incrociatore ausiliario partecipò a diverse azioni durante la guerra principalmente nel mar Adriatico contro le forze austroungariche.
Concluso il conflitto venne  derequisito  e restituito alla società armatrice, riprendendo il servizio civile.
Nell'anno 1931, il Città di Siracusa venne di nuovo requisito, e dotato di attrezzature per la distillazione dell’acqua.
Durante la campagna d'Etiopia nel biennio 1935-36, la nave venne inviata a Massaua per fornire acqua delle truppe.
Radiata il 19 maggio 1938, la Città di Siracusa venne demolita successivamente avviata alla demolizione.

Piroscafo Passeggeri Città di Siracusa

l     1911 Tevere piroscafo passeggeri/cargo, Dislocamento 2666 Tonn  lungo 98,1 m, largo11,8 m, dotato di macchina a tripla espansione per una velocità di 12 nodi. Prestò servizio sotto bandiera italiana fino al 1913 quando venne venduto alla Marina Russa.
Silurato e  affondato dal sommergibile U45 di base a Costantinopoli presso Poti nel Mar nero il 31/8/1916


Il Piroscafo Tevere omaggiato a Brindisi

l     1913 Splendor , petroliera costruita assieme alla gemella Lampo per conto della SIAP - Soc. Italo Americana per il Petrolio (diventerà ESSO nel 1950) , dislocamento 6507Tonn, lunghezza 125,2 m, larghezza 16,7 m, dotata di un apparato motore a quadrupla espansione. Trasporta il petrolio e la benzina usati sia per usi domestici sia per la nascente industria automobilistica ed aeronautica italiana.
Passò nel 1917 di proprietà de “La Columbia” Società Marittima per Trasporto di Petrolio e Derivati. Venne demolita a Genova  il 27-11-1932

La petroliera Splendor

l     1913 Lampo vedi Splendor


l     1911 (14 Ottobre) Leonardo da Vinci nave da battaglia gemella della Giulio Cesare e della Conte di Cavour. Costruita su progetto sviluppato dal Generale Masdea, era dotata di un doppio fondo a struttura cellulare al di sopra del quale vi era un triplo fondo completo per la protezione dai danni da mina o siluro. Lo scafo era dotato numerosi compartimenti stagni e da quattro paratoie stagne orizzontali e 19 trasversali.
Motto dell' unità ricavato da uno scritto di Leonardo: «Non si volta chi a stella è fiso»
Dislocava a pieno carico: 25.086 Tonn. Lunga: 176,1, Larga 28 m con una immersione di 9,4 m. L'apparato motore era costituito da 20 caldaie venti caldaie Blechynden, di cui otto con combustione a nafta e dodici con combustione mista carbone e nafta, 3 turbine Parkinson e 4 eliche, per una potenza di 31.000 Hp, il che le consentiva una velocità di 21,5  nodi.Le riserve di combustibile erano costituite da 570 Tonn. di carbone e 350 Tonn. di nafta che le permettevano una autonomia di 4.800 miglia
la corazzatura aveva spessori: in verticale di 250 mm, sul ponte di  111 mm, nelle artiglierie di 280 mm, nel  torrione di 280 mm.
L'armavano 13 cannoni da 305 mm. distribuiti in cinque torri, delle quali due a poppa, una al centro, e due a prora disposte lungo l'asse di simmetria in modo da avere sempre 5 bocche da fuoco disponibili sia verso prora che verso poppa; 18 pezzi da 120/50 mm, 16 pezzi da 76/50 mm, 6 pezzi da 76/40 mm, 3  tubi lanciasiluri da 450mm.
L' equipaggio era composto da 1100 uomini
L'attività della nave durante la prima guerra mondiale fu inesistente, non avendo mai avuto possibilità d'incontro con l'avversario.

La corazzata Leonardo da Vinci durante il varo alla Foce

La corazzata Leonardo da Vinci 

La corazzata Leonardo da Vinci in bacino a Taranto

La nave andò perduta il 2 agosto 1916 mentre era all'ancora nel porto di Taranto a seguito di una esplosione che fu attribuita  ad un sabotaggio nemico (Non definitivamente provato). Il Ministero della Marina  emise il seguente comunicato:

“La sera dei 2 agosto, sulla R. nave Leonardo da Vinci, ancorata al sicuro da ogni possibile insidia guerresca del nemico, si manifestava un incendio in locali attigui al deposito delle munizioni di poppa. Con lodevole prontezza di decisione, il Comando di bordo provvedeva all'immediato allagamento delle Sante Barbare, impedendo così la distruzione della nave.
Però, in seguito a successiva esplosione, si determinava una lacerazione della carena, con conseguente via d'acqua, per effetto della quale la nave si appoggiava sul fondo (profondità del mare metri 11,50).

La rapida organizzazione dei soccorsi valse a trarre in salvo buona parte del personale.
Sopra 34 ufficiali e 1156 uomini di equipaggio scomparvero, vittime del loro dovere 21 ufficiali  e 227 uomini d'equipaggio”
Tre anni dopo, con l'intento di recuperarla  per ricostruirla, la  nave capovolta venne riportata a galla, portata in bacino, resa stagna, condotta  di nuovo in mare, riportata in assetto normale ed reimmessa nell'arsenale. Una valutazione successiva della possibilità di ricostruzione portò a radiarla definitivamente nel 1923.

La Leonardo da Vinci, recuperata rovesciata, in bacino


La Leonardo da Vinci esce dal bacino per essere ruotata

La Leonardo da Vinci ruotata

l     1914 Marco Antonio Colonna superdreadnougt. Alla vigilia della guerra 1915-18, venne ordinato al cantiere navale della Foce, la costruzione della superdreadnougt Marc'Antonio Colonna di 32.000 ton. I lavori vennero sospesi ed il contratto annullato per le radicali modifiche subite dal programma navale.

l     1915 (24 Marzo) Rosolino Pilo Cacciatorpediniere. Progetto Pattison-Odero derivato dalle della classe Indomito, evidenziando doti di robustezza e ottime qualità marine. Dislocamento 770 Tonn, Lungo 73 m, largo 7,3 m con una immersione di 2,7 m. L'apparato motore era costituito da:4 caldaie, 2 turbine, 2 eliche. Potenza 16.000 Hp, consentiva una velocità di 30 nodi
150 ton. di nafta consentivano una autonomia  di 2.400 miglia a 12 nodi
Era armato da 4 pezzi da 76/40 mm , 2 pezzi da 76/30 mm , 4 tubi lanciasiluri da 450 mm.  Dopo il 1918 l'armamento fu modificato in 5 pezzi da 102, 2 da 40 e 4 tubi lanciasiluri da 450; fu aumentato anche il dislocamento a pieno carico che passù da 800 a 900 tonnellate
Nel corso della guerra prese parte, spesso assieme al Nievo, ad azioni in supporto agli attacchi effettuati dai MAS contro la Marina Austroungarica, Negli ultimi anni di attivita fu declassato a dragamine. Fu radiato nel 1954

Il cacciatorpediniere Rosolino Pilo
l    1915 (25 Maggio)  Giuseppe Cesare Abba   Cacciatorpediniere  Apparteneva alla ILclasse Rosolino Pilo. Prese parte a numerose azioni in Adriatico tra cui alla cosiddetta Beffa di Buccari, venne coinvolta in una collisione fra imbarcazioni in cui perse un uomo dell' equipaggio ed in un incidente in cui durante una esercitazione il caccia Pissori sperono in sommergibile F24 causandone la perdita con tutto l' equipaggio.
Continuò l'attività nella II guerra mondiale finché finchel1953 ormai diventato obsoleto fu classificato dragamine meccanico costiero. Radiato nel 1958

Il cacciatorpediniere Giuseppe Cesare Abba
l     1915 (24 Luglio) Ippolito Nievo, Cacciatorpediniere, Apparteneva alla classe Rosolino Pilo. Radiato nel  1938

l     1915 (11 Settembre) Simone Schiaffino, Apparteneva alla classe Rosolino Pilo. Prese parte a numerose azioni in Adriatico. Il 24 aprile 1941, mentre effettuava l'attività nelle acque prospicienti Capo Bon, la Schiaffino urtò di poppa una mina appena posata da unità italiane, saltò in aria e affondò rapidamente trascinando con se gran parte dell'equipaggio.

l     1917  (Luglio) Castore cargo per trasporto minerali, costruito per la società ILVA.
Dislocamento 1016 ton, lungo 62,3 m, largo 9,7 m. Dotato di macchina a tripla espansione, velocità 8,5 nodi
Passò nel 1919 di proprietà alla Lloyd Mediterraneo per ritornare alla Ilva nel 1927
Venne affondato nel corso della 2° G.M. a San Remo l’8.8.1944  da un bombardamento aereo

Castore / Polluce

l     1917 ( Agosto) Polluce gemello del Castore caratteristiche identiche. Venne affondato nel corso della 2° G.M. a  Messina i il 25.5.1943  per bombardamento aereo

l     1918 ( Maggio) Nicolò O II Cargo    Dislocamento 5473 t, lunghezza 120 m, larghezza 15,8 m. Apparato motore a tripla espansione per una velocità di 9,5 nodi
proprietario inizialmente fu lo stesso Odero, successivamente la nave venne venduta numerose volte finché nel 1941 fu requisita dal Governo USA che la restituì nel 1948 dopo altri passaggi venne demolita a Savona il 16.11.52

1918 ( Novembre) Bolzaneto cargo costruito per il Lloyd Mediterraneo con dislocamento di 2219 t, lunghezza 87 m, larghezza 12,5 m. Una macchina a tripla espansione per una velocità di 8,5 nodi. Venne ceduto alla Ilva nel 1927.Venne affondato da un siluro lanciato dal sommergibile Sportsman tre miglia ad ovest di Punta Mesco il 29-6-1943

l     1919 (Ottobre) Teresa O. Cargo costruito da Odero per una propria azienda,  Dislocamento da 5829 t lungo 120,6 m, largo 15,2 m, apparato motore a tripla espansione.
Venduto nel 1923 al Lloyd Mediterraneo, prese il nome Valperga. Demolito nel 1933

l     1920 Ida Z. O. Cargo  costruito da Odero per una  propria azienda. Dislocamento 5783 t, lungo 117,6 m, largo 15,7 m, apparato motore a tripla espansione. Mutò ragione sociale ma sempre con aziende di  proprietà Odero.
Tinche nel 1941 diventò proprietà per requisizione del Governo  USA con il nome Macbeth. Affondò a 76.05N -10.00E il 13.9.42 colpita da un siluro lanciato da  un aereo.

l     1921 (21 maggio) La Foce Cargo costruito da Odero per una  propria azienda. Dislocamento 2497 t, lungo 87,4 m, largo 12,6 m, immersione 8,7 m apparato motore a tripla espansione di 115 Hp velocità 10 nodi. Venne acquistato dalla Ilva per il trasporto dei propri prodotti nel 1926.Venne affondato con un siluro dal sommergibile inglese HMS UNIVERSAL a  largo di Punta  Manara  (44.15N/9.18E) il giorno 18.12.43
la società Sorima lavorò sul relitto per recuperare il carico costituito da lastre di acciaio.
Il Cargo la Foce
l     1921 (21 Giugno) Lido Cargo costruito da Odero per una  propria azienda. Dislocamento 1144 t, lungo 63,5 m, largo 9,8 m, apparato motore a tripla espansione . Venne acquistato dalla Ilva per il proprio uso nel 1926
A  Civitavecchia il 14/5/1943 la nave è stata affondata per utilizzarla come cassone

l     1922 (22 Gennaio)  Sturla Cargo costruito da Odero per una  propria azienda. Dislocamento 1166 t, lungo 63,2 m, largo 9,8 m, apparato motore a tripla espansione e turbina di bassa pressione della Helsingors Jernskibs Og, velocità 9 nodi . Venne acquistato dalla Ilva per il proprio uso nel 1926
Venne venduto alla Ditta Messina dal 1933 al 1940 è a Copenaghen come SS Estrid e successivamente a Marina Italiana che lo utilizzo come nave trasporto munizione fino al 1943 anno nel quale il 6/7/43 venne affondato dal sommergibile Saracen 15 miglia a sud della Capraia

Il cargo Sturla
l     1925 (25 Febbraio) Nicolò Odero Cargo costruito da Odero per una  propria azienda. Dislocamento 6002 t, lungo 120,0 m, largo 15,7 m, apparato motore a tripla espansione velocità 9,5 nodi .Mutò ragione sociale ma sempre con aziende di  proprietà Odero. Bombardato da un aereo a 40nm da Tripoli  il 13.9.41, si arenò sulla spiaggia a  5 miglia a Ovest di Zuara  esplose il 14 a seguito dell'incendio, stava trasportando munizioni da Napoli a Tripoli.

l     1925 (25 maggio) Motol Bettolina (Bunker Barge) costruita per la Francia 268 t, passò nel 1953 alla N.E. Vernicos  greca e nel 1955 alla marina greca
Venne colpita da fulmine e distrutta il 16.12.76

l     1927 ( 27 Gennaio ) Teresa Odero Cargo costruito da Odero per una  propria azienda. Dislocamento 8189 t, tonnellate di portata lorda 10990, lungo 133,8 m, largo 17,7 m, apparato motore 2 Diesel, velocità 10 nodi. Nel 1930 è stata modificata per portare anche liquidi.  Nel 1943 diventa argentina con il nome Quilmes
demolita a Buenos Aires nel 1965.

l     1928 (28 Ottobre) Ichnusa Piroscafo passeggeri/cargo, costruita per la C.ia Sarda di Armamento e Navigazione. Dislocamento 1242 t, tonnellate di portata lorda 868, lunga 69,1 m, larga 10,1, macchina a triplice espansione, velocità 11 nodi.
Viene ceduta nel 1937 alla Tirrenia SA di Navigazione
Durante la II Guerra Mondiale viene requisita e usata come dragamine magnetico con sigla DM16. Rimase danneggiata durante l'operazione del 30 aprile 1943 quando riuscì a far brillare due torpedini. Venne affondata in seguito all'armistizio e recuperata per continuare il servizio mercantile. Alla fine degli anni '50 fu utilizzato sulla linea Genova, Sardegna, Tunisi, Pantelleria e Sicilia fino al 1971, anno in cui venne disarmato e demolito a Vado Ligure.

Il Piroscafo Passeggeri/Cargo Ichnusa

l     1929 (29 Settembre)  Almirante Brown incrociatore corazzato
La Marina Argentina bandì un concorso internazionale per la costruzione di incrociatori leggeri simili per  armamento e velocità ai tipi cosiddetti « Washington », ma di dislocamento minore.
Fu prescelto, tra le ditte europee e dell'America del Nord, il progetto  dell'Ing. Luigi. Orlando, presidente della Società che gestiva il cantiere Orlando. Delle due navi ordinate: una, il 25 de Majo fu impostata nel cantiere di Livorno, e l'altra l'Almirante Brown nel cantiere della Foce.
Le due navi vennero rispettivamente varate l'11 agosto e il 29 settembre. Esse conciliavano un ottimo complesso dí caratteristiche tattiche e strategiche.
La Brion (e la sua gemella) con 8.700 ton. di dislocamento a pieno carico era lunga 165,6m , larga 17,30m , con un'immersione 4,95 m.
L'apparato motore era costituito da turbine Parsons a ingranaggi, servito da sei caldaie Yarrow; poteva raggiungere una potenza di 85000 Hp e una velocità dì 32 nodi; nelle carboniere era stivata una riserva di 1800 ton. di carbone, sufficiente per coprire un raggio di azione di 8.000 miglia alla velocità di crociera di 14,5 nodi.
La protezione dello scafo era assicurata da una cintura di corazze che dal ponte principale scendeva fino a 0,50 m  sotto la linea di galleggiamento; sul ponte di coperta aveva uno spessore di 30 cm le torri erano rivestite da 50 cm di corazzatura.
L'armamento comprendeva: 6 cannoni da 190 mm distribuiti in tre torri delle quali due a poppavia dell'albero  e una a proravia; 12 da 100mm. accoppiati in sei torri, tre da ciascun lato, infine 6 da 40 mm. antiaerei, 6 tubi lanciasiluri, 2 aeroplani con una catapulta. L' equipaggio era costituito da 600 uomini.
Queste caratteristiche le rendevano superiori alle navi di altre nazioni di categoria analoga.
In un giorno dell'ottobre 1941,  l'incrociatore  Almirante Brown investì il cacciatorpediniere Corrientes della stessa nazione.
L'incrociatore speronò il caccia in tal modo che questo, per un certo tempo, rimase letteralmente appeso alla nave più grossa, dando cosi modo a quasi tutto l'equipaggio del caccia di porsi in salvo.





Incrociatore corazzato Almirante Brown






Il cantiere della Foce ed il Quartiere della Foce


    Negli anni successivi al primo conflitto mondiale, a causa della espansione della città di Genova le aree occupate dal cantiere della Foce divennero essenziali per fornire gli spazi necessari alla edilizia residenziale, per contro il cantiere  avrebbe avuto la necessità di trovare altri spazi per ospitare nuove costruzioni di maggior stazza.
Il cantiere della Foce circondato dalle case
   Nella vicenda pesarono di più la spinta al rinnovamento cittadino che da tempo aveva approntato un piano regolatore che innovava tutta l'area a levante del Bisagno e le forze di riconfigurazione della cantieristica italiana.  Quindi il  cantiere venne soppresso nel 1930, e questo portò contemporaneamente alla chiusura anche del cantiere Odero di Sestri, la cui chiusura permise però l'allargamento dello Stabilimento Tecnico Navale Ansaldo. Il trauma sociale della cessazione della attività del cantiere fu solo parzialmente assorbito. Il posto dei cantieri venne occupato, per un breve periodo, dal Villaggio Balneare, sede di numerosi eventi fieristici, prima di lasciare spazio all'espansione urbanistica della città. Nel 1936 sulla sponda destra del Bisagno, ormai coperto, fu costruita la “Casa dei Pescatori”, costruzione nata per  ospitare parte della popolazione dell’antico borgo, demolito per far posto alle  moderne abitazioni ed alla nuova viabilità.

  
Il cantiere visto dall'alto




BIBLIOGRAFIA

Il cantiere navale della Foce   Eugenio Bucci 3. ed. completamente rifatta con prefazione del prof. Comm. Orlando Grosso

Il cantiere della Foce sotto Napoleone dal Raccoglitore Ligure del 1933, rielaborato e annotato dal Sig. Daniele Cagnin

Sito Marina Militare Italiana

Sito Wikipedia Italiana

Sito Wikipedia international

Sito Miramar Ship Index New Zealand

Sito Vivilargentina.com

Sito Vida Maritima

Sito Oceania Pbworks

Sito Threedecks.org

Fototeca del Comune di Genova

Fototeca della Fondazione Ansaldo


Fototeca Biblioteca Servitana















  

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