domenica 22 febbraio 2015

STRADE DELLA FOCE


Severino Fossati

Via E. Cravero
La via non è in linea con il resto delle strade (manca il parallelismo con via Rimassa e con via Casaregis) perché in origine correva all'esterno del muro di cinta del Cantiere. Il piano regolatore del 1877 prevedeva le vie squadrate che non coincidevano con le vie già esistenti,compresi palazzi già costruiti. Come conseguenza, la facciata di via Cecchi del primo palazzo tra via Casaregis e via Cravero è più corta di quella del palazzo in via Morin, mentre quella posta travia Cravero e via Rimassa in via Cecchi è più larga di quella corrispondente in via Morin. Ancora piu corta è quella in via Foce tra via Rimassa e via Cravero. Inoltre, in via Cravero, tra via Morin e via Foce, la facciata dei palazzi ha un leggero cambio di direzione e poi vi è il tratto in curva.
Notare che gli altri muri di cinta del Cantiere non hanno avuto alcuna influenza sul tracciato delle vie e quindi sulla costruzione dei vari caseggiati. Lo stesso problema si manifestò in modo più evidente con corso Buenos Aires, dove alcuni palazzi erano già costruiti sulla via detta allora Minerva non perpendicolare ai due viali. L'effetto è visibile all'incrocio con corso Torino.

Via Rivale

Originariamente via Rivale costeggiava il torrente Bisagno: partiva probabilmente dal mare lungo il muro di cinta del Lazzaretto di ponente fino poi arrivare a Borgo Pila, presso la piazza di s. Zita oggi scomparsa. Sempre partendo dal mare, ma passando lungo l'argine cinquecentesco del torrente Bisagno, c'era un'altra via, che terminava unendosi all'attuale via F. Aprile all'altezza di vico Chiuso L. Pareto (Crosa Storta della Foce): era la via F. Ferruccio il cui nome oggi è dato alla strada privata che in parte ricalca un tratto della vecchia. Negli anni 20 del '900, la via correva lungo una specie di argine fino a Corso Buenos Aires ed includeva il Borgo Pila. Sulla sponda opposta, la via si chiamava Feritore. Il tratto di via Rivale lungo il muro ai primi dell'800 venne chiamata via dei Cordannieri per la presenza di una manifattura di cordami. Il tratto fra l'attuale piazza Rossetti e via Maddaloni oggi è chiamato via F. Aprile, mentre da via Maddaloni a piazza Cipro è chiamata via Cipro. In fine il
toponimo Rivale è rimasto solo da piazza Cipro a via S. Zita. Il percorso di tutta la via non è rettilineo perché dopo l'incontro con vico L. Pareto seguiva l'argine del '500 che nella zona del vecchio Borgo Pila formava un'ansa ove col tempo il torrente depositò materiale su cui sorse il ponte medievale omonimo e quindi il Borgo. Il ponte fu distrutto nel 1821: riparato, ne fu costruito uno nuovo più a monte e per un certo tempo vi furono due ponti Pila.

   Un ricordo folkloristico è quello delle battaglie a priunae (?) a tiri di pietra che ancora poco dopo il 1945 vedeva i ragazzi della Foce contro quelli di via Rivale, cioè abitanti nel vecchio Borgo Rivale: era probabilmente un perdurare di antiche competizioni campanilistiche o addirittura di ambiente sociale, trattandosi gli uni di origine pescatori, gli altri di origine contadini. 

   Tra i ragazzi della Foce e quelli di via Rivale esisteva una certa rivalità che ancora nei primi anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale si traduceva in guerra a pietrate. Un anno, dopo che fu smantellata la Settembrata insediata sulla piazza, rimasero numerose canne che erano servite a qualche costruzione dei Pionieri, che erano i boys scout associati al partito Comunista: quelle canne furono utilizzate in sostituzione delle pietre e probabilmente fu l'ultima occasione di manifestare la rivalità tra i due borghi.

Via Rimassa
Ha come fondo il cemento: si tratta di quadrati il cui lato è metà carreggiata e tra le cui giunture era posto del bitume. Probabilmente si è trattato di un esperimento di prova ad imitazione delle autostrade germaniche che erano in costruzione contemporaneamente. Infatti è già presente durante l'attività del Villaggio Balneare del 1934. La superficie del cemento tuttora presente anche se non più
integra, rende l'asfalto poco duraturo perché non vi aderisce perfettamente.




Ponte Bezzecca


Era situato sul prolungamento di via C. Barabino fino alla Questua in via Diaz. Era in ferro e con la copertura del Bisagno fu smontato (1932) e risistemato dopo Staglieno, prima del cavalcavia dell'autostrada. Subito alla fine del ponte, a mare, ove oggi c'è la Questura, c'era un altro piccolo ponte per un corso d'acqua proveniente dal Cavalletto cui si univano le acque del rio Groppallo.



Via Casaregis


Muro sostegno via Nizza


Via Nizza nel tratto che corre parallelamente a via Casaregis è sostenuta da un terrapieno con muro in cemento: oggi è coperto parzialmente da un palazzo lungo e stretto, costruito nel 1955.
Prima vi erano tre resti della montagna che in origine scendeva fino presso il palazzo con il numero civico 6: di tali resti, tre rocce che servivano a far da contrafforte, due furono tagliati per far posto al palazzo, mentre la terza, più piccola, è tuttora presente dietro i locali della pizzeria. Le due rocce in
altezza arrivavano una a circa diciotto metri, quella a sinistra, mentre l'altra a circa quindici. La maggiore lasciava un marciapiedi di mezzo metro. Fra le due, distanziate di circa cinque metri, vi era una vespasiano. Le due rocce erano per i ragazzi di allora una specie di 'palestra' e raggiungere la cima della più alta era un'impresa che non tutti erano in grado di eseguire. In origine il muraglione era più piccolo, perché la roccia originale rimasta era molto più grande: arrivava al centro della carreggiata di levante. Tra il 1930 ed il 1936 il muraglione originale franò in parte assieme a parte delle rocce ancora presenti, perché pare, non scaricava a sufficienza l'acqua del terrapieno. Fu necessario rifarlo con numerosi fori, alcuni dei quali avevano i relativi tubi di caduta, come quelli ancora presenti sui montanti tra gli archi e contemporaneamente la roccia residua fu ridotta, lasciando i due monconi.

Gli alberi di via Casaregis
In via Casaregis il tratto da via Cecchi al mare era alberato sul lato di ponente fino al tempo della Seconda Guerra Mondiale. Si trattava di alberelli: il primo presso l'angolo di via Cecchi era probabilmente un tamericio, il cui tronco era protetto da una gabbia in ferro. L'ultimo, all'altezza del cancello tra i numeri civici 6 e 4, era un pittosforo. Sono stati tagliati durante la guerra dai cittadini nottetempo, per essere bruciati. Alla fine del civico 4 c'erano due cassoni interrati che servivano per lo svuotamento del sacco della spazzatura raccolta nelle case dallo spazzino. Oltre a via Casaregis, anche via C. Barabino era alberata nel tratto verso piazza Palermo. Probabilmente era intenzione di alberare tutta la via, ma la guerra fece interrompere il progetto. Tra i platani di via Cecchi, presso viale Brigate Partigiane, ce n'è uno che è precedente, cioè esisteva già in mezzo alle vecchie case demolite: non è stato tagliato, benché sia quasi fuori dall'attuale aiuola.


Livello Stradale
Quasi tutti i giardini posti tra le case di via Casaregis e corso Torino nella loro parte più vecchia e quindi alberata sono ad un livello più basso delle strade presso i marciapiedi. Ciò è dovuto al fatto che le strade furono costruite più in alto rispetto al livello del terreno perché non si inondassero troppo facilmente con le frequenti esondazioni del Bisagno. Il P.R. prevedeva un'altezza massima degli edifici di 25 metri e uno spazio tra due successivi di quindici. I costruttori lasciarono i giardini più bassi, ottenendo un piano in più talvolta abbassandone anche un po' il livello. Vi sono poi particolari condizioni che hanno causato dislivelli tra le strade: via Casaregis verso il mare, già nella parte alberata, è in leggera salita perché il tratto tra via Cecchi ed il civico 4 è stato ottenuto tagliando il promontorio che scendeva da via Nizza e quindi, forse per risparmio, si è lasciato che il livello della strada risultasse più alto, raccordando però con piccole discese il suolo con via Rimassa, vedi via Cecchi quasi orizzontale, via Morin in discesa e via Foce in decisa discesa.
Il vero livello della piana è forse rimasto in via della Libertà, il cui punto più basso è all'incrocio con via Ruspoli. In quel punto più volte si sono viste persone spostarsi con la barca, prima del rifacimento della fognatura delle acque bianche che sfocia in mare attraverso il pennello in linea con via Magnaghi. Da corso Torino a via della Libertà le traverse sono tutte in discesa e tra via della Libertà e via Brigate Partigiane sono in salita per raccordarsi con la copertura del Bisagno che ovviamente è stata tenuta più alta.




Proteggi angoli

Un tempo negli angoli concavi tra le case di ogni città erano posti degli accorgimenti per impedire ai
malintenzionati di orinarvi. Nel Medioevo era un reato e quindi si ponevano cartelli per impedire che qualcuno orinasse anche contro il muro delle chiese durante le funzioni religiose... In alcuni casi, quando 1'abitudine fosse stata troppo incallita, vi si ponevano delle immagini sacre perché il reato diventasse sacrilegio e così punibile molto più severamente. Alla Foce sono presenti cinque di questi ostacoli: due in metallo ai lati del portone della scuola media-asilo infantile, di corso Torino 60, due agli angoli ciechi dello slargo di corso Torino che termina con l'anagrafe.
Proteggi angolo in corso Torino 60
Questi sono dei quarti di cono in muratura, ed uno è contro l'edificio dell'anagrafe, l'altro nell'angolo opposto, presso il cancello del magazzino di materiali igienico sanitari. Il quinto si trova presso l'Ufficio Postale. 


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